La sindrome di Stiglitz


Più o meno nello stesso periodo, però, Joseph Stiglitz, insieme a due colleghi, i fratelli Orszag (Peter e Jonathan), stava studiando Fannie Mae. In una relazione i tre stimarono che «sulla base dell’esperienza passata, per il governo, il rischio derivante dalla potenziale insolvibilità delle Government Sponsored Enterprises [Gse, imprese private sostenute dallo stato] era in sostanza pari a zero».2 Verosimilmente fecero delle simulazioni, ma non videro l’ovvio. Dissero anche che le probabilità di insolvibilità rilevate erano «talmente minuscole che è difficile individuarle». Fu a causa di affermazioni simili e, a mio parere, solo di queste (con la loro superbia intellettuale e l’illusione di comprendere gli eventi rari) che in economia si verificò un incremento dell’esposizione agli eventi rari. Quello era il problema del Cigno nero contro il quale stavo lottando. Era Fukushima.
Ora, il colmo è che nel 2010, in un libro della serie ve-l’avevo-detto, Stiglitz ha sostenuto di avere «previsto» la crisi iniziata nel 2007-2008.

Nassim Nicholas Taleb in Antifragile prosperare nel disordine.